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giovedì 8 marzo 2007

Brodetto di pesce


Il suo segreto è 'na puntarella d sajettì.
Così diceva nonna Gisa che faceva il brodetto più buono della costa abruzzese.
Un'odore penetrante di pesce, aceto, peperone e poi quel profumo che resta addosso dopo una corsa a piedi nudi sulla sabbia, da bambino però. Questo torna alla memoria chiudendo gli occhi e subito l'acquolina in bocca di quel sapore lontano, genuino che ha accompagnato i nostri nonni sin da quando erano fanciulli anch'essi.
Lu sajettì non è altro che il peperoncino, il termine dialettale riconduce difatti alle saette esaltando ancora una volta il magico potere metaforico del dialetto abruzzese.
Beh, che dire questo prelibatissimo piatto ha origini antiche, quando sui pescherecci a largo dell'Adriatico i pescatori erano soliti preparare una succulenta zuppa fatta con ogni varietà di pesce. Si utilizzava quello di terza scelta naturalmente e si aggiungeva nella ricetta l'aceto che era la bevanda che sulle barche sostituiva il vino. Stiamo parlando di tempi in cui "lla Fametta" era lo spettro della maggior parte delle famiglie e quelle dei pescatori non facevano certo eccezione.
Ecco quindi che nella ricetta tramandata quel mezzo bicchiere d'aceto diviene uno degli ingredienti che più caratterizza il brodetto di pesce. Io naturalmente parlo della versione all'abruzzese, quella di nonna Gisa, un capolavoro dell'arte ittica!
Utilizzate tutti i pesci che volete, va bene uno di ogni qualità e disponete sul fondo di un ampio tegame quelli dalla polpa più compatta (es: seppie, calamari, ma anche canocchie, gamberi...), poi uno strato di pomodoro a pezzi, olio, aglio, prezzemolo, peperoncino, peperone a pezzetti, sale, e poi un altro strato di pesce (coda di rospo, gallinella, merluzzetto, triglia, razza, scorfano...). Di nuovo un altro strato di pomodoro a pezzi con odori, non dimenticate mezzo bicchiere di aceto di vino. Lo si fa cuocere a fuoco lento per circa tre quarti d'ora, senza mai toccarlo!!! Si può scuotere un pò il tegame ma per carità mai utilizzare il cucchiaio per muovere il pesce.
Un buon vino bianco secco, magari un Trebbiano d'Abruzzo, è l'ideale quale acompagnamento di questo piatto la cui caratteristica è che non sazia. Sarà che impegna perchè ci vuole una forchetta delicata e una mano esperta che sa spinare ogni qualità di pesce che si incontra, ma sembra quasi di non mangiare per saziarsi.
E' come un passatempo piacevolissimo... e il piacere vuole eternità, profonda eternità.